VOCI DALLE GRANDI PIANURE

LETTURE SUI NATIVI AMERICANI

(Scelte da Ezio Beccaria)

 Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte

c’erano solo cani e fumo e tende capovolte

tirai una freccia in cielo

per farlo respirare

tirai una freccia al vento

per farlo sanguinare

la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek

Fabrizio de André

(Genova 1940 – 1999)

e

Massimo Bubola

(Terrazza,  Verona 1954 – )

.

JOHN G. NEIHARDT

(Sharpsburg,  Illinois,  U.S.A. 1881 – 1973)

ALCE NERO PARLA

(Black Elk speaks:  being the life story of a holy man of the Oglala Sioux as told to John G. Neihardt “Flaming Rainbow”   1932)

Alce Nero parla:

Amico,  ti racconterò la storia della mia vita,  come tu desideri,  e se fosse soltanto la storia della mia vita credo che non la racconterei,  perché che cosa è un uomo per dare importanza ai suoi inverni,  anche quando sono già così numerosi da fargli piegare il capo come una pesante nevicata?  Tanti altri uomini hanno vissuto e vivranno la stessa storia,  per diventare erba sui colli.

È la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare,  e di noi bipedi che la condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell’aria e tutte le cose verdi;  perché sono tutti figli di una stessa madre e il loro padre è un unico Spirito.

Questo,  dunque,  non è il racconto di un grande cacciatore,  né di un grande guerriero,  né di un grande viaggiatore,  sebbene ai miei tempi io abbia cacciato molta carne e lottato per la mia gente,  sia da ragazzo che da uomo,  e sia andato lontano e abbia visto strane terre e uomini strani.  Lo stesso hanno fatto molti altri,  e meglio di me.  Queste cose le ricorderò nel mio racconto,  e spesso potrà sembrare che esse costituiscano il racconto stesso,  come quando le vivevo,  nella felicità e nella disgrazia.  Ma adesso che posso vedere tutto ciò come dall’alto di un colle solitario,  so che era la storia di una potente visione,  concessa a un uomo troppo debole per servirsene;  di un albero sacro che avrebbe dovuto fiorire nel cuore di un popolo,  con fiori e uccelli cantori,  e che adesso si è seccato;  e del sogno di un popolo che morì nella neve insanguinata.

Ma se la visione era vera e potente,  come io so,  essa è vera e potente ancora;  perché simili cose sono dello spirito,  ed è nell’oscurità dei loro occhi che gli uomini si perdono.

Così so che è una cosa buona,  quella che farò adesso;  e siccome l’uomo nessuna cosa buona la può compiere da solo,  prima farò un’offerta e manderò una voce allo Spirito del Mondo,  perché mi aiuti a essere veritiero.  Guarda, riempio questa pipa sacra con la corteccia del salice rosso;  ma prima che la fumiamo,  devi vedere come è fatta e che cosa significa.  Questi quattro nastri che pendono qui dalla cannuccia sono i quattro quadranti dell’universo.  Quello nero rappresenta l’ovest,  dove gli esseri del tuono vivono per mandarci la pioggia;  quello bianco il nord,  da dove viene il grande vento bianco che purifica;  quello rosso l’est,  da dove sorge la luce e dove vive la stella del mattino per dare saggezza agli uomini;  quello giallo il sud,  da dove viene l’estate e il potere che fa crescere.

Ma questi quattro spiriti sono soltanto un unico Spirito,  in realtà,  e questa penna d’aquila qui,  sta a rappresentare quell’Uno,  che è come un padre,  e anche per significare che i pensieri degli uomini dovrebbero salire in alto,  come fanno le aquile.

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ANONIMO POPOLO NAVAJO

FINCHÉ LE ROCCE RESTANO

 

I miei parenti pensano di separarmi

dalla ragazza che amo.

Abbiamo giurato di amarci

per tutta la vita.

I loro ordini sono inutili:  noi ci vedremo

finché dura il mondo.

Sì,  dicano e facciano quello che vogliono,

noi ci vedremo finché le rocce restano.

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ANONIMO NATIVO AMERICANO

I DONI DI DIO

 

Gli ho chiesto la forza

e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.

Gli ho chiesto la saggezza

e Dio mi ha dato problemi da risolvere.

 

Gli ho chiesto la prosperità

e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.

Gli ho chiesto il coraggio

e Dio mi ha dato pericoli da superare.

 

Gli ho chiesto l’Amore

e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.

Gli ho chiesto favori

e Dio mi ha dato opportunità.

 

Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo

ma tutto quello di cui avevo bisogno.

La mia preghiera è stata ascoltata.

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ANONIMO POPOLO NAVAJO

CANTO

Non piangere sulla mia tomba:  non sono qui.

Non sto dormendo.  Io sono mille venti che soffiano.

Sono lo scintillio del diamante sulla neve.

Sono il sole che brilla sul grano maturo.

Sono la pioggia lieve d’autunno.

Sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.

Sono la tenera stella che brilla nella notte.

Non piangere sulla mia tomba:  io non sono lì.

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ANONIMO NATIVO AMERICANO

LA LEGGENDA DELLE QUATTRO STREGHE

Il figlio del Sole decise di uccidere quattro streghe,  Freddo,  Fame,  Povertà e Morte,  perché senza di loro l’umanità sarebbe vissuta sempre felice.  Incontrò la prima,  che si chiamava Freddo.  Lei gli disse che,  se l’avesse fatto,  tutti gli uomini avrebbero sofferto il caldo e le piante si sarebbero tutte seccate.  Allora il figlio del Sole decise di risparmiarla.  Incontrò la seconda,  la Fame,  la quale gli disse che,  se fosse morta,  la gente si sarebbe ammalata per l’eccessiva nutrizione.  La risparmiò e si mise alla ricerca delle altre due.  Incontrò la Povertà,  la quale gli disse che non voleva più vivere,  perché era infelice,  ma lo ammonì sul pericolo di dare troppo benessere alle persone,  che avrebbero provato,  assieme alla ricchezza  e al benessere,  anche la noia.  Fu costretto a non ucciderla per evitare questi pericoli.  Infine incontrò la Morte,  la quale gli disse che,  senza di lei,  la gente non sarebbe mai morta,  ma che sulla terra ci sarebbero stati solo i vecchi.  Il figlio del Sole risparmiò anche lei e,  ritornato dai suoi compagni,  spiegò a tutti la verità delle cose.

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GUERRE INDIANE

   Guerre indiane è il nome usato dagli storici statunitensi per descrivere una serie di conflitti dei popoli nativi del Nordamerica dapprima con i coloni,  principalmente europei e poi con gli Stati Uniti.

Le guerre,  che spaziarono dalla colonizzazione europea del XVIII secolo fino al massacro di Wounded Knee nel 1890,  risultarono complessivamente nella conquista,  nella decimazione,  nell’assimilazione delle nazioni indiane e nella deportazione di migliaia di persone nelle riserve indiane.

Basandosi sulle stime di un censimento del 1894,  lo studioso Russel Thornton ha estrapolato alcuni dati:  in particolare,  dal 1775 al 1890 almeno 45.000 nativi americani e 19.000 bianchi avrebbero perso la vita.

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KINTPUASH

(CAPTAIN JACK)

(circa 1837 – 1873)

(Tribù Modoc)

Io sono soltanto un uomo.

Sono la voce del mio popolo.

Quali che siano i loro sentimenti,

io dico questo.

Non voglio più la guerra.

Voglio essere un uomo.

Voi mi negate il diritto di un uomo bianco.

La mia pelle è rossa,

il mio cuore è come il cuore di un uomo bianco,  ma io sono un Modoc.

Non ho paura di morire.

Non cadrò sulle rocce.

Quando muoio i miei nemici saranno sotto di me.

I vostri soldati mi hanno attaccato mentre dormivo sul fiume Lost.

Essi ci hanno spinto su queste rocce come un cervo ferito.

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ORSO IN PIEDI

La mia mano non è del colore della tua,

ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore.

Il sangue è dello stesso colore del tuo,

Dio mi ha fatto e sono un uomo.

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SAND CREEK (1864)

   Verso la fine degli anni cinquanta del XIX secolo,  la febbre dell’oro,  che aveva avuto inizio nelle Montagne Rocciose,  a quell’epoca parte del Kansas,  aveva attirato una gran quantità di colonizzatori in quelle montagne e nei dintorni.

Quell’improvvisa ondata migratoria fece nascere degli screzi tra i colonizzatori ed i Cheyenne e gli Arapaho che abitavano quell’area:  il tutto sfociò nella guerra del Colorado del 1864.

Il conflitto con le tribù Cheyenne e Arapaho rese estremamente pericolosi i viaggi delle locomotive attraverso i piani orientali del Colorado.  Il Governatore del territorio John Evans inviò il colonnello John Chivington per porre un freno agli Indiani guidando un piccolo esercito composto di abitanti del posto.  Dopo alcune scaramucce e dopo che gli Indiani erano stati efficacemente sottomessi,  molti degli Cheyenne e degli Arapaho furono pronti per la pace e si accamparono vicino al Fort Lyon sulle pianure orientali.  Alcuni capi delle tribù avevano firmato recentemente il trattato di Fort Wise del 1861 con gli Stati Uniti,  con cui essi cedevano le loro proprietà agli Stati Uniti e concordavano di spostarsi presso la riserva indiana a sud di Sand Creek in Oklahoma,  delimitata da una linea che correva da nord lungo il confine del Nuovo Messico,  quindici miglia a ovest del Fiume Purgatory,  estendendosi fino alla Sandy Fork del fiume Arkansas.

Pentola Nera,  uno dei capi Cheyenne del sud e alcuni Arapaho,  circa 800 in tutto,  si presentarono a Fort Lyon in un disperato sforzo per dichiarare la pace.  Dopo aver fatto ciò si stabilirono a Sand Creek,  circa 40 miglia a nord.  Rassicurato dalle promesse di pace dei Governatori,  il capo mandò molti dei suoi guerrieri a caccia.

Il colonnello John Chivington con gli uomini del Primo Cavalleria Colorado,  del Terzo Cavalleria Colorado e una compagnia del Primo Volontari del New Mexico marciarono verso gli accampamenti dei Nativi.  La mattina del 29 novembre 1864,  l’armata attaccò i villaggi e massacrò i loro abitanti.  Nove soldati statunitensi furono uccisi e 38 feriti,  mentre tra 150 e 184 Cheyenne furono dichiarati morti (fra questi anche i capi Antilope Bianca,  Occhio Solo e Copricapo di Guerra) e la maggior parte delle vittime erano donne,  bambini e anziani.

Dopo questi eventi,  molti Nativi raggiunsero i Dog Soldiers,  la grande confraternita di guerrieri Cheyenne e massacrarono i residenti attraverso tutta la Platte Valley,  uccidendo più di duecento civili.

A Washington iniziarono a nascere dei forti dubbi sull’ “impresa militare” compiuta da Chivington;  quando testimonianze del massacro giunsero ad alcuni giornalisti dell’est,  fu nominata una corte marziale per giudicare il colonnello.

Per sfuggire alla giustizia militare Chivington rassegnò le dimissioni.

Il governo allora nominò una commissione d’inchiesta civile presieduta da Kit Carson.

Ascoltarono i testimoni oculari,  gli ufficiali di Fort Lyon che visitarono il villaggio dopo la strage e i medici militari che esaminarono i cadaveri e soccorsero i feriti ancora vivi.

Tutti i rapporti militari sostennero chiaramente che non erano ferite da combattimento quelle trovate sui cadaveri,  bensì colpi dati a vecchi inermi,  a donne e bambini in fuga o riversi a terra già agonizzanti.

Per la commissione non vi furono dubbi.

Nel suo rapporto finale Carson scrisse che quello che successe a Sand Creek fu una strage premeditata,  un massacro compiuto da vigliacchi.

Nessuna sanzione fu inflitta a Chivington e ai suoi eroi.

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CAPO TECUMSEH

(1768? – 1813)

(Tribù Shawnee)

 

Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte

non possa mai entrare nel tuo cuore.

Non attaccare nessuno per la sua religione;

rispetta le idee degli altri,  e chiedi che essi rispettino le tue.

Ama la tua vita,  migliora la tua vita,

abbellisci le cose che essa ti da.

Cerca di vivere a lungo

e di avere come scopo quello di servire il tuo popolo.

Prepara una nobile canzone di morte per il giorno

in cui ti incamminerai verso la grande separazione.

Rivolgi sempre una parola od un saluto quando incontri un amico,

anche se straniero,  in un posto solitario.

Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti davanti a nessuno.

Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la gioia della vita.

Se non trovi nessun motivo per ringraziare,

la colpa giace solo in te stesso.

Non abusare di niente e di nessuno,

(…).

Quando arriverà il tuo momento di morire,

non essere come quelli i cui cuori sono pieni di paura,

che quando arriverà il loro momento piangeranno

e pregheranno per avere un altro poco di tempo per vivere

la loro vita in maniera diversa.

Canta la tua canzone della morte

e muori come un eroe che sta tornando alla casa.

 .

ANONIMO POPOLO HOPI

Siate felici per poter vivere a lungo.

Le preoccupazioni vi fanno ammalare

arrabbiarsi è una cattiva abitudine.

Se colui che è innocente

non si arrabbia,  vivrà a lungo.

Colui che ha qualcosa

da rimproverarsi

perderà la sua salute

a causa dei suoi pensieri malvagi.

La felicità non è solo buona

in sé stessa,

è anche fonte di salute.

 .

NUVOLA ROSSA

(MAHPIYA LÙTA)

 (North Platte,  Nebraska,  U.S.A. 1822 – 1909)

(Oglala Sioux “Lakota”)

DISCORSO AGLI OGLALA SIOUX

(Fort Laramie,  6 Novembre 1869)

“Fratelli della Grande Prateria,  ora voi dovete ricominciare la vostra vita e dimenticare gli insegnamenti dei vostri padri.  Per diventare come l’Uomo Bianco e per imparare a vivere nel suo mondo dovrete imparare ad accumulare cibo e ricchezza solo per voi stessi,  e dimenticare i poveri e gli altri uomini,  che non sono fratelli,  ma selvaggina da cacciare.  Dovrete costruirvi una casa di legno e pietra,  e,  quando la vostra casa sarà costruita,  dovrete guardarvi intorno e cercare quale altra casa e quali ricchezze potrete portare via al vostro vicino.  Perché questa è la maniera dei bianchi e questo è il mondo nel quale il nostro popolo ora dovrà imparare a vivere e sopravvivere.”

 .

JOHN G. NEIHARDT

ALCE NERO PARLA

 (…)  io venni a vivere qui,  dove sono adesso,  tra i torrenti Wounded Knee e Grass.  Altri vennero con noi,  e costruimmo queste piccole case grigie di tronchi che vedete,  ed esse sono quadrate.  È un brutto modo di vivere,  perché non ci può essere alcun potere in un quadrato.

Avete osservato che tutto ciò che un indiano fa è in un circolo,  e questo perché il Potere del Mondo sempre lavora in circoli,  e tutto cerca di essere rotondo.  Nei tempi andati,  quando eravamo un popolo forte e felice,  tutto il nostro potere ci veniva dal cerchio sacro della nazione,  e finché quel cerchio non fu spezzato,  il popolo fiorì.  L’albero fiorente era il centro vivente del cerchio,  e il circolo dei quattro quadranti lo nutriva.  L’est dava pace e luce,  il sud dava calore,  l’ovest dava la pioggia,  e il nord,  col suo vento freddo e potente,  dava forza e resistenza.  Questo sapere ci veniva dal mondo dell’Aldilà,  con la nostra religione.  Tutto ciò che il Potere del Mondo fa,  lo fa in circolo.  Il cielo è rotondo,  e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla,  e che così sono le stelle.  Il vento,  quando è più potente,  gira in turbini.  Gli uccelli fanno i loro nidi circolari,  perché la loro religione è la stessa nostra.  Il sole sorge e tramonta sempre in un circolo.  La luna fa lo stesso,  e tutt’e due sono rotondi.  Perfino le stagioni formano un grande circolo,  nel loro mutamento,  e sempre ritornano al punto di prima.  La vita dell’uomo è un circolo,  (…),  e lo stesso accade con ogni cosa dove un potere si muove.  Le nostre tende sono rotonde,  come i nidi degli uccelli,  e inoltre erano sempre disposte in circolo,  il cerchio della nazione,  un nido di molti nidi,  dove il Grande Spirito voleva che noi coltivassimo i nostri piccoli.

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CAPO GIUSEPPE

(Wallowa River,  Oregon,  U.S.A. 1841 – 1904)

(Sioux Lakota)

Attendetevi che i fiumi scorrano all’incontrario allo stesso modo che ogni uomo nato libero sia contento d’essere rinchiuso entro limiti precisi senza la libertà di andare dove vuole.

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DAVID HUMPHREYS MILLER

(Van Welt,  Ohio,  U.S.A. 1918 – 1992)

LA FINE DEL GENERALE CUSTER   COME LA RACCONTANO GLI INDIANI

(Custer’s Fall,  The Indian Side of the Story   1957)

   L’estate del 1874 i Senz’arco si erano accampati vicino alle Black Hills:  e poi erano arrivati i soldati.  I Sioux non capivano che cosa li attirasse nel loro paese.  Ma pareva che non avessero intenzione di costruire città o di fermarsi a lungo,  e così i Sioux li accolsero benevolmente.  Aquila Maculata e Orso Veloce,  capi dei Senz’arco,  convinsero il vecchio Testa d’Alce a fumare la pipa con il capo di quei soldati,  un giovane dalla lunga capigliatura:  il rito sarebbe servito a convincere gli uomini bianchi che i Sioux desideravano mantenere la pace.  Era stata una bella cerimonia,  fumando insieme,  le due parti si erano reciprocamente assicurate pace e amicizia eterne.  I giorni della guerra erano passati per sempre,  aveva affermato il capo dalla lunga capigliatura,  e d’allora in poi nessun soldato avrebbe attaccato gli indiani.  I Sioux avevano creduto alla sua parola.  Ma poco tempo dopo,  frugando il terreno lì intorno,  i soldati avevano trovato molto metallo giallo,  un metallo sacro per gli uomini bianchi.  In seguito,  migliaia e migliaia di bianchi si erano riversati nella zona delle Colline Nere.  I Sioux erano stati messi da parte,  addirittura estromessi dagli antichi territori di caccia,  perché gli uomini bianchi dovevano scavare il terreno per trovare il metallo giallo.  Dopo d’allora i Senz’arco non si erano più curati dell’amicizia degli uomini bianchi,  perché ormai avevano capito che essi non dicevano quello che avevano in cuore.  Mai più i capi Senz’arco avevano invitato un bianco a fumare la pipa,  né avevano dimenticato che il solo bianco a fumarla con loro era stato il capo che essi chiamavano Lunga Capigliatura.

 

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TORO SEDUTO

(TȞATȞANKA IYOTȞANKA)

 (Grand River,  South Dakota,  U.S.A. 1831 – 1890)

(Sioux Hunkpapa)

FRATELLI MIEI

Guardate,  fratelli miei,  la primavera è arrivata;

la terra ha ricevuto l’abbraccio del sole

e noi vedremo presto i risultati di questo amore!

Ogni seme si è svegliato.

E così anche tutta la vita animale.

È grazie a questo potere che noi esistiamo.

Noi perciò dobbiamo concedere ai nostri vicini,

anche ai nostri vicini animali,

il nostro stesso diritto di abitare questa terra.

 

Quando avrete abbattuto l’ultimo albero

quando avrete pescato l’ultimo pesce

quando avrete inquinato l’ultimo fiume

allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

 

È stato il Grande Spirito a porre qui la terra

E non possiamo venderla perché non ci appartiene.

Potete contare il vostro denaro

e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa

ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia

e i fili d’erba della nostra terra.

 .

DAVID HUMPHREYS MILLER

LA FINE DEL GENERALE CUSTER   COME LA RACCONTANO GLI INDIANI

   Secondo il modo dei bianchi di calcolare le date,  era il 24 giugno,  la vigilia della battaglia,  la notte precedente al grande scontro voluto da Lunga Capigliatura Custer.  Solo,  in piedi sulla cima di uno sperone roccioso del crinale che l’indomani sarebbe stato bagnato dal sangue degli uomini bianchi,  Toro Seduto sollevò le mani e pregò Watan Tanka.  Dieci giorni prima,  durante la grande danza del sole alla quale avevano partecipato anche le altre tribù,  il Grande Spirito,  che sempre guidava gli indiani,  aveva mandato al capo Sioux una visione di vittoria sui soldati bianchi.  “Molti soldati cadranno nell’accampamento”  diceva quella visione.  I Sioux,  è vero,  avevano già sconfitto Crook,  ma Toro Seduto sentiva che una vittoria ancor più grande era vicina.  Ed ora pregò e gemette,  a gran voce:  “Watan Tanka,  ascoltami ed abbi pietà di me!  Ti offro questa pipa in nome del mio popolo.  Salvalo.  Noi vogliamo vivere!  Proteggilo dalla sventura e dal pericolo,  te ne prego.  Abbi pietà di noi!”  Poi abbandonò il deserto crinale e tornò all’accampamento,  dopo aver conficcato nel terreno dei bastoncini ai quali aveva legato dei minuscoli sacchetti di tabacco mescolato a corteccia di salice.  Il giorno dopo i cavalleggeri di Custer li avrebbero rovesciati e calpestati tra l’erba polverosa.  Ma quella notte – anche se non sapeva ancora che Custer stava marciando contro di lui – Toro Seduto sentiva che le sue offerte a Watan Tanka non sarebbero state vane.

 

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ANONIMO POPOLO KWAKIUTL

PREGHIERA A UN GIOVANE CEDRO

Amico,  guardami!

Sono qui a supplicarti per la tua veste.

Sono qui per te:

per il tuo legno,  i tuoi rami,

la tua corteccia,  le tue radici.

Sono qui perché tu abbia pietà di noi.

Tu ci dai generosamente la tua veste

e io sarò qui a implorarti per questo,

tu che dai lunga vita.

Per te io farò un cesto

con le tue radici.

Ti imploro,  amico:

non provare collera

per quello che farò.

E dillo ai tuoi fratelli

perché sono qui.

Amico,  proteggimi!

Amico,  allontana la malattia da me

e la morte in guerra.

 .

DAVID HUMPHREYS MILLER

LA FINE DEL GENERALE CUSTER   COME LA RACCONTANO GLI INDIANI

   Accampamento per accampamento,  l’allarme si diffuse in tutto il villaggio.  “Arrivano i soldati!  Arrivano i soldati!”:  il banditore Hunkpapa era rauco a forza di urlare a pieni polmoni l’allarme.

Il grido fu raccolto nell’accampamento Oglala.  Di bocca in bocca si diffuse rapidamente fino alla parte nord del villaggio,  quella occupata dai Cheyennes.  Tutti si precipitarono ai cavalli:  il primo pensiero fu di fuggire.

“Arrivano i soldati!  Stanno caricando!”  il grido echeggiava da tutte le parti.

I proiettili grandinavano sui tepee dell’accampamento Hunkpapa:  le tende erano già tutte bucherellate.

“Coraggio,  guerrieri!”  urlava Toro Seduto.  Correva infaticabile da un punto all’altro dell’accampamento per organizzare la difesa.  “Non ci manca niente per combattere.  Se saremo sconfitti,  non ci resterà di che vivere.  Sarà un’impresa dura,  ma bisogna combattere,  da valorosi!  Animo,  guerrieri!”

Gli uomini stavano riprendendo coraggio.  Un guerriero,  Barba Bianca,  dimenticò l’antico tabù che proibiva di parlare alla suocera quando la vide fuggire miseramente,  trascinandosi un bambino per mano.  Le dette il suo cavallo e aiutò il piccolo a montare in groppa dietro la vecchia.

Falco di Ferro,  un giovane Hunkpapa,  corse a recuperare i cavalli di famiglia che pascolavano vicino all’accampamento.  Riuscì a prenderne uno al laccio prima che il branco fuggisse verso l’accampamento dei Miniconjou;  gli saltò in groppa e con l’aiuto del fratello radunò le altre bestie.

(…) corse alla tenda e si preparò in fretta alla battaglia.

Intanto,  era costretto a tenere per la cavezza il cavallo che dava strattoni e cercava di fuggire.  Tra gli strattoni del cavallo e le pallottole che fischiavano tutt’intorno,  gli ci volle un sacco di tempo per infilarsi una penna d’aquila tra i capelli.  Ma ci riuscì,  alla fine,  e riuscì anche a dipingersi il viso di rosso;  poi,  afferrato l’arco e le frecce,  uscì di corsa e balzò in groppa;  era pronto finalmente.  Un grosso gruppo di guerrieri si stava avvicinando al galoppo.

È una buona giornata per morire!”  urlavano.

Anche Falco di Ferro era pronto ad affrontare la morte,  se fosse venuta.

 

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DEE BROWN

(Alberta,  Louisiana,  U.S.A. 1908 – 2002)

SEPPELLITE IL MIO CUORE A WOUNDED KNEE

(Bury My Heart at Wounded Knee   1970)

Nella Luna Quando l’Erba Diventa Secca (9 ottobre 1890),  quasi un anno dopo lo spezzettamento della Grande Riserva,  un Miniconjou  dell’agenzia del fiume Cheyenne venne a Standing Rock a trovare Toro Seduto.  Si chiamava Orso Che Scalcia e portava notizie del Messia Paiute,  Wowoka,  che aveva fondato la religione della Danza degli Spettri.  Orso Che Scalcia e suo cognato Toro Basso erano reduci da un lungo viaggio oltre gli Shining Mountains alla ricerca del Messia.  Avendo sentito parlare di questo pellegrinaggio,  Toro Seduto aveva mandato a chiamare Orso Che Scalcia per sapere qualcosa di più sulla Danza degli Spettri.

Orso Che Scalcia disse a Toro Seduto che una voce gli aveva comandato di uscire e di incontrare gli spiriti degli indiani che dovevano ritornare e abitare la terra.  Sui vagoni del Cavallo di Ferro,  egli e Toro Basso e altri nove Sioux avevano viaggiato lontano verso il luogo dove il sole tramonta,  avevano viaggiato fino al termine della ferrovia.  Lì incontrarono due indiani che non avevano mai visto prima,  che li accolsero come fratelli e diedero loro carne e pane.  Procurarono cavalli ai pellegrini ed essi cavalcarono per quattro soli finché giunsero a un accampamento di Mangiatori di Pesce (Paiute) vicino al lago Pyramid nel Nevada.

I Mangiatori di Pesce dissero ai visitatori che Cristo era tornato sulla terra.  Era Cristo che doveva averli chiamati lì,  disse Orso Che Scalcia;  era predestinato.  Per vedere il Messia dovevano fare un altro viaggio fino all’agenzia sul lago Walker.

Per due giorni Orso Che Scalcia e i suoi amici attesero sul lago Walker con centinaia di altri indiani che parlavano decine di lingue diverse.  Quegli indiani erano venuti da molte riserve a vedere il Messia.

Il terzo giorno,  poco prima del tramonto,  apparve il Cristo e gli indiani fecero un grande fuoco per illuminarlo.  Orso Che Scalcia aveva sempre pensato che Cristo fosse un uomo bianco come i missionari,  ma quest’uomo sembrava un indiano.  Dopo un po‘ egli si alzò e parlò alla folla in attesa.  “Io vi ho chiamati e sono felice di vedervi” disse.  “Fra poco vi parlerò dei vostri parenti che sono morti e che se ne sono andati.  Figli miei,  voglio che ascoltiate tutto quel che devo dirvi.  Vi insegnerò una danza e voglio che voi danziate.  Tenetevi pronti a danzare e quando la danza sarà terminata,  vi parlerò.”  Poi cominciò la danza,  alla quale parteciparono tutti e il Cristo cantava mentre essi danzavano.  Essi danzarono la Danza degli Spettri fino a tarda notte,  quando il Messia disse loro che avevano danzato abbastanza.

Il mattino dopo Orso Che Scalcia e gli altri si avvicinarono al Messia per vedere se aveva le cicatrici della crocifissione di cui avevano parlato loro i missionari nelle riserve.  Aveva una cicatrice sul polso e una sul volto,  ma non poterono vedere i piedi,  perché portava i mocassini.  Egli parlò loro tutto il giorno.  All’inizio,  egli disse,  Dio fece la terra,  e poi mandò il Cristo sulla terra a insegnare al popolo,  ma gli uomini bianchi lo trattarono crudelmente,  lasciando cicatrici sul suo corpo,  e così egli se ne tornò in cielo.  Ora era tornato sulla terra come un indiano e doveva rinnovare ogni cosa come era giusto che fosse e migliorarla.

Nella primavera seguente,  quando l’erba sarebbe stata alta fino al ginocchio,  il mondo sarebbe stato coperto da una nuova terra che avrebbe sepolto tutti gli uomini bianchi;  la nuova terra sarebbe stata coperta di erba profumata,  di acqua corrente e di alberi.  Sarebbero tornate grandi mandrie di bisonti e di cavalli selvatici.  Gli indiani che danzavano la Danza degli Spettri sarebbero stati sollevati in aria e sarebbero rimasti sospesi lì mentre passava l’ondata di terra nuova e poi si sarebbero seduti fra gli spiriti dei loro antenati sulla nuova terra,  dove sarebbero vissuti solo gli indiani.

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LA DANZA DEGLI SPETTRI

   Durante un’eclissi di sole e mentre stava soffrendo di un’alta febbre Wowoka,  conosciuto dai suoi seguaci come il Messia,  ricevette una visione che coniugava precetti cristiani con le idee di Tavibo (un profeta Paiute che andava predicando l’imminente scomparsa dell’uomo bianco e il ritorno degli indiani morti che avrebbero portato con loro il ritorno dei tempi antichi).

A degli indiani che nel 1890 si erano radunati per ascoltarlo egli disse che Dio fece la terra e poi mandò il Cristo per insegnare al popolo,  ma gli uomini bianchi non lo ascoltarono e lo crocifissero.  Ora Cristo era tornato sulla terra come un indiano per migliorare ogni cosa.  Nella primavera seguente,  quando l’erba sarebbe stata alta,  ci sarebbe stato un enorme diluvio in seguito al quale il mondo sarebbe stato ricoperto di un nuovo suolo che avrebbe seppellito tutti gli uomini bianchi portando molta erba,  acqua,  alberi,  bisonti e cavalli.  Gli indiani che avrebbero seguito i precetti del Messia sarebbero stati sollevati in aria dagli uccelli di tuono durante l’inondazione e poi sarebbero tornati sulla terra assieme ai loro antenati;  quelli che invece non avrebbero creduto,  sarebbero diventati piccolissimi e alcuni sarebbero diventati di legno e sarebbero stati gettati nel fuoco.

Pur essendo un movimento pacifico,  i comportamenti dei pellirosse allarmarono gli agenti indiani e l’esercito.  Nelle riserve nessuno lavorava più,  tutti danzavano.  Il fatto che Toro Seduto avesse accettato la Danza degli Spettri (non tanto perché ci credeva,  quanto per dare al suo popolo una speranza e una occupazione) mise in allarme i bianchi che tentando di arrestarlo lo uccisero;  la gente del campo Hunkpapa decise di fuggire verso un accampamento in cui si praticava la Danza degli Spettri:  alcuni optarono per la banda di Piede Grosso,  altri si diressero verso la riserva di Pine Ridge,  verso il massacro di Wounded Knee.

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WOVOKA

(Smith Valley,  Nevada,  U.S.A. 1856 – 1932)

(Popolo Paiute)

Tutti gli indiani devono danzare.

Fra poco,  la prossima primavera,  viene il Grande Spirito.

Egli riporterà tutta la selvaggina di ogni genere.

La selvaggina sarà abbondante dovunque.

Tutti gli indiani morti torneranno e vivranno di nuovo.

Saranno tutti forti come i giovani e saranno di nuovo giovani.

Il vecchio indiano cieco vedrà di nuovo e diventerà giovane e vivrà bene.

Quando il Grande Spirito arriverà in questo mondo,

allora tutti gli indiani andranno sulle montagne,  in alto,  lontano dai bianchi.

I bianchi non potranno allora ferire gli indiani.

Poi,  mentre gli indiani saliranno in alto,

verrà una grande inondazione e tutti i bianchi moriranno annegati.

Dopo di che le acque si ritireranno,

e poi solo gli indiani si incontreranno dovunque,

e vi sarà in abbondanza selvaggina di ogni genere.

Poi lo stregone dirà agli indiani di passare parola

a tutti gli indiani di continuare a danzare,

e verranno i tempi buoni.

Gli indiani che non danzano,

che non credono a questo,

diventeranno piccoli,  alti un piede,

e rimarranno così.

Alcuni diverranno di legno e saranno buttati nel fuoco.

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ANONIMO POPOLO NAVAJO

Sono andato

alla fine della terra,

sono andato

alla fine delle acque,

sono andato

alla fine del cielo,

sono andato

alla fine della montagna;

non ho trovato nessuno

che non fosse mio amico.

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WOUNDED KNEE (1890)

 

Negli ultimi giorni del dicembre 1890,  la tribù di Miniconjou guidata da Piede Grosso,  alla notizia dell’assassinio di Toro Seduto,  partì dall’accampamento sul torrente Cherry per recarsi a Pine Ridge,  sperando nella protezione di Nuvola Rossa.

Il 28 dicembre furono intercettati da quattro squadroni del Settimo Reggimento Cavalleria guidato dal maggiore Samuel Whitside,  che aveva l’ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul Wounded Knee.  120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente,  accampati e circondati da due squadroni di cavalleria e sotto il tiro di due mitragliatrici.  Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l’indomani gli uomini di Piede Grosso,  ammalato gravemente a causa di una polmonite,  furono disarmati.  Coyote Nero,  un giovane Miniconjou sordo,  tardò a deporre la sua carabina Winchester,  fu circondato dai soldati e,  mentre deponeva l’arma,  partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato.  Il campo venne falciato dalle mitragliatrici e i morti accertati furono 135.  Secondo una stima successiva,  dei 350 Miniconjou presenti,  ne morirono quasi 300.

Venticinque soldati furono uccisi,  alcuni probabilmente vittime accidentali dei loro compagni.

Dopo aver messo in salvo i soldati feriti,  un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 indiani ancora vivi,  4 uomini e 47 tra donne e bambini.  Trasportati a Pine Ridge,  furono in seguito ammassati in una chiesetta ove,  per le decorazioni natalizie,  si poteva leggere “Pace in terra agli uomini di buona volontà”.

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GERONIMO

(GOYAATÈ)

(Gila,  Messico 1829 – 1909)

(Popolo Apache Chiricahua)

Il sole si leva,  brilla per lungo tempo,  tramonta,  scende ed è perso.  Così sarà per gli indiani.  Passeranno ancora un paio di anni e ciò che l’uomo bianco scrive nei suoi libri sarà tutto quello che si potrà ancora udire a proposito degli indiani.

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DEE BROWN

SEPPELLITE IL MIO CUORE A WOUNDED KNEE

 

Dove sono oggi i Pequot?  Dove sono i Narragansett,  i Mohicani,  i Pokanoket e molte altre tribù del nostro popolo,  un tempo potenti?  Essi sono scomparsi a causa della cupidigia e dell’oppressione dell’Uomo Bianco,  come neve al sole d’estate.

Ci lasceremo distruggere a nostra volta senza lottare,  rinunceremo alle nostre case,  al nostro paese assegnatoci in eredità dal Grande Spirito,  alle tombe dei nostri morti e a ogni cosa che ci è cara e sacra?  Sono certo che griderete con me:  “Mai!  Mai!”

Tecumseh degli Shawnees

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Sebbene mi siano stati fatti molti torti io vivo nella speranza.  Io non ho due cuori…  Ora siamo di nuovo insieme per fare la pace.  La mia vergogna è grande come la terra,  sebbene io non farò ciò che i miei amici mi consigliano di fare.  Io una volta pensai di essere l’unico uomo che continuava ad essere amico dell’uomo bianco,  ma da quando sono venuti e hanno vuotato le nostre tende,  rubato i cavalli e ogni altra cosa,  è difficile per me credere ancora agli uomini bianchi.

Motavato (Pentola nera) dei Cheyenne meridionali

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Non si vende la terra sulla quale la gente cammina.

Tashunka Witko (Cavallo Pazzo) dei Sioux Oglala

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Di’ al generale Howard che conosco il suo cuore.  Ciò che mi ha detto prima mi è rimasto nel cuore.  Sono stanco di combattere.  I nostri capi sono morti.  Specchio è morto.  Toohoolhoolzote è morto.  I vecchi sono tutti morti.  Ora sono i giovani che dicono sì o no.  L’uomo che guidava i giovani è morto.  Fa freddo e non abbiamo coperte.  I bambini piccoli stanno morendo di freddo.  Il mio popolo,  una parte di esso,  è fuggito sulle colline,  e non ha né coperte né cibo;  nessuno sa dove si trova…  forse sta morendo di freddo.  Voglio avere il tempo di cercare i miei figli e vedere quanti di loro riesco a trovare.  Forse li troverò fra i morti.

Ascoltatemi capi!  Io sono stanco;  il mio cuore è malato e triste.  Da dove si trova ora il sole io non combatterò mai più.

Heinmont Tooyalaket (Capo Giuseppe) dei Nez Percés

(Discorso di resa al generale Miles)

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Tutto ciò che chiediamo è di poter vivere,  e di vivere in pace…  Ci siamo piegati alla volontà del Grande Padre e siamo andati nel Sud.  Giunti lì ci siamo resi conto che un Cheyenne non poteva viverci.  Così abbiamo fatto ritorno nel nostro territorio.  Abbiamo pensato che era meglio morire in combattimento che morire di malattie…  Voi potete uccidermi qui;  ma non potete farmi tornare indietro.  Non ci andremo.  L’unico modo per condurci là è di  venire qui con i bastoni,  picchiarci sulla testa,  trascinarci via e portarci laggiù morti.

Tahmelapashme (Coltello Spuntato) dei Cheyenne settentrionali

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Gli unici indiani buoni che abbia mai visto erano morti.

Generale Sheridan

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JOHN G. NEIHARDT

ALCE NERO PARLA

   Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose.  Quando guardo indietro,  adesso,  da questo alto monte della mia vecchiaia,  ancora vedo le donne e i bambini massacrati,  ammucchiati e sparsi lungo quel burrone a zigzag,  chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane.  E posso vedere che con loro morì un’altra cosa,  lassù sulla neve insanguinata,  e rimase sepolta sotto la tormenta.   Lassù morì il sogno di un popolo.  Era un bel sogno.

Quanto a me,  l’uomo a cui fu concessa in gioventù una così grande visione,  adesso mi vedete ridotto un vecchio pietoso che non ha fatto un bel niente,  perché il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi.  Il cerchio non ha più centro,  e l’albero sacro è morto.

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Io non vi sarò.  Io mi alzerò e passerò.

Seppellite il mio cuore a Wounded Knee.

Stephen Vincent Benét

27 Febbraio 2014